ABIURA
domenica, 30 agosto 2009
ABIURA
Invio a Vostra Eccellenza un occhialino per vedere da vicino le cose molto piccole: la pulce è orribile, mentre la zanzara è bellissima. Ho visto come fanno le mosche a camminare attaccate agli specchi. Attraverso il metodo sperimentale si verifica l’ esattezza delle ipotesi scientifiche. Infatti, osservando con il cannocchiale, fu dimostrato che Tolomeo aveva torto e Copernico aveva ragione. Ma dalla via si ode la voce del banditore del Sant’ Uffizio che legge l’ abiura: “ Io, Galileo Galilei, lettore di matematiche nell’Universitàdi Firenze, pubblicamente abiuro la mia dottrina che il sole è il centro del mondo e non si muove, e che la terra non è il centro del mondo e si muove. Con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto i suddetti errori ed eresie, e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla Santa Chiesa “. Ed’ ora come sarò giudicato da quel mondo della scienza al quale non credo più di appartenere? Non credo che la pratica della scienza possa andar disgiunta dal coraggio. Essa tratta il sapere, che è un prodotto del dubbio; e col procacciare sapere a tutti su ogni cosa, tende a destare il dubbio in tutti. Ora, la gran parte della popolazione è tenuta dai suoi sovrani, dai suoi proprietari di terra, dai suoi preti, in una nebbia madreperlacea di superstizioni e di antiche sentenze, che occulta gli intrighi di costoro. Antica come le rocce è la condizione dei più, e dall’ alto dei pulpiti e delle cattedre si suole dipingerla come altrettanto imperitura. Ma la nostra nuova arte del dubbio appassionò il gran pubblico, che corse a strapparci di mano il telescopio per puntarlo sui suoi aguzzini. Cotesti uomini egoisti e prepotenti, avidi predatori a proprio vantaggio dei frutti della scienza, si avvidero subito che un freddo occhio scientifico si era posato su una miseria millenaria quanto artificiale, una miseria che chiaramente poteva essere eliminata con l’ eliminare loro stessi; e allora sommersero noi sotto il profluvio di minacce e di corruzioni, tale da travolgere gli spiriti deboli. Ma possiamo noi ripudiare la massa e conservarci ugualmente uomini di scienza? I moti dei corpi celesti ci sono divenuti più chiari; ma i moti dei potenti restano pur sempre emperscrutabili ai popoli. E se la battaglia per la misurabilità dei cieli è stata vinta dal dubbio, la battaglia della massaia romana per il latte sarà sempre perduta dalla credulità. Con tutt’ e due queste battaglie ha a che fare la scienza. Finchè l’ umanità continuerà a brancolare nella sua nebbia millenaria di superstizioni e di venerande sentenze, finchè sarà troppo ignorante per sviluppare le sue proprie energie, non sarà nemmeno capace di sviluppare le energie della natura che le vengono svelate. Io credo che la scienza possa proporsi altro scopo che quello di alleviare la fatica dell’ esistenza umana. Se gli uomini di scienza non reagiscono all’ intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà fonte che di nuovi triboli per l’uomo. E quando, coll’ andar del tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall’ umanità. Se io avessi resistito, i naturalisti avrebbero potuto sviluppare qualcosa di simile a ciò che per i medici è il giuramento d’ Ippocrate: il voto solenne di far uso della scienza ad esclusivo vantaggio dell’ umanità.
( Bertolt Brecht – Vita di Galileo)
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